Si perde perché nella frenesia non ce lo chiediamo più.
Ecco l’essere umano proteso verso se stesso, trascendendo l’infinito che così infinito non è.
È bastata una pandemia a catapultare il singolo tra le masse a renderlo “libero e schiavo” allo stesso tempo, a piangerlo a compatirlo, a renderlo un essere insignificante e significante al punto di vanificare il suo sforzo perché in solitudine appare poco concreto.
Il tutto al quale fugacemente ci accomuniamo in alcuni discorsi, era un vento di terra, lo si sentiva sulla pelle, caldo confortante ma non si percepiva da dove provenisse, quale terra? Quale luogo?
Ecco il punto, noi non siamo semplicemente uomini, siamo quel vento di terra, siamo quell’universo che contiene le stelle.
Stiamo attraversando uno dei più duri contrappassi, da soli è troppo poco ma le molteplici solitudini promuovono la guarigione.
Questo è il senso di libertà a cui dovrei appartenere sempre, quando getto i miei rifiuti, quando accudisco il mio bambino, quando mi preoccupo se l’altro abbia o meno da mangiare, quando la compassione non è ribrezzo, non è pietà ma è ciò da cui deriva la parola stessa “ appassionarsi con”.
È a tali aspetti che faccio appello in questo tempo sospeso, fate in modo che le vostre gesta siano esteriori quanto interiori, che la vostra vita si densifichi di significato e significante, alla ricerca di quei “punti fermi” che possono essere accolti al fine di scoprire il ruolo e il peso dell’essere costitutivamente uomo.
Non è viaggiatore solo chi gira il mondo ma chi si preoccupa di coglierne le sue sfaccettature: leggere e scrivere, sono abilità che abbiamo perso perché pensiamo che il computer o lo smartphone possano sostituirsi ad una delle attività cerebrali più dense di libertà.
Beh, non è così, una lettera d’amore, di gratitudine per il nostro compagno, per i genitori, una lettera di gioia per i propri traguardi, un libro che consenta allo spirito che diventa corporeità di volare in alto con la fantasia, che possa insegnare nuove parole, nuovi sguardi su questo mondo che tanto lontano non è.
Questo significa fermarsi e prendersi cura di sé e del nostro prossimo, che non si esaurisce a chi mi sta accanto ma a chi ho dall’altra parte del mondo.
Le piccole cose sono quelle che ci stanno facendo sopravvivere così come chi amiamo e così come le nostre passioni sono ossigeno “quel famoso respiratore” che elicita una boccata d’aria più profonda, quasi vitale in questo clima di soffocamento.
Ed io con voi ci sono dentro e mi voglio APPASSIONARE a questa terra che mai come oggi sento COMPLETAMENTE MIA, COMPLETAMENTE NOSTRA.
Consigli pratici per prendersi cura di sé
Scaricare l’eccesso di emozioni: pianto, rabbia, nervosismo, tensione, infelicità, agitazione, senso di impotenza, inquietudine attraverso la scrittura o verbalmente
Subordinare in parte il nostro vissuto concreto emozionale ed allargarlo anche al resto delle persone che ci circondano.
Restare presenti a se stessi senza lasciarsi trascinare dai cattivi pensieri attraverso il culto della lettura.
Affinare il senso di responsabilità per ciò che accade nel mondo con l’acquisizione di conoscenze scientifiche accreditate, filtrando accuratamente “il sentito dire”.
Prendersi cura del proprio ambiente così da renderlo più confortevole per sé e per il proprio partner e/o figli o famiglia d’origine.
Ringraziare sempre il prossimo vicino o lontano che sia.